Nesos, il vino con cui Arrighi ha ripercorso una storia vecchia di 2500 anni

Nesos, il vino con cui Arrighi ha ripercorso una storia vecchia di 2500 anni

Il mondo del vino ha una storia fantastica che risale a migliaia di anni fa e Nesos è il vino con cui Arrighi ha ripercorso una storia vecchia di 2500 anni.

Si dice che fosse stato proprio il biblico Noè a produrre il primo vino e tangibili testimonianze archeologiche fanno risalire la vite a 7.000 anni fa in Cina, 6.000 in Georgia, 5.000 in Iran, 4.500 in Grecia ed in Sicilia a 4.000 anni fa mentre la più antica prova della produzione di vino è stata recuperata in Armenia circa 4.100 anni fa.

Foto aerea dei vigneti di Arrighi all'isola d'Elba
Foto aerea dei vigneti di Arrighi all’isola d’Elba

Grazie alla lungimiranza, alla disponibilità e alla passione dell’Azienda Agricola Arrighi dell’Isola d’Elba è stato possibile ricreare le condizioni affinché fosse prodotto un vino unico appartenente al passato.

Stappare una bottiglia di vino e tornare indietro nel tempo è possibile grazie ad un esperimento scientifico unico al mondo condotto all’isola d’Elba: Nesos, il vino marino. 

L’esperimento enologico è stato realizzato dall’Azienda Agricola Arrighi dell’isola d’Elba in collaborazione con il Professor Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura dell’Università degli Studi di Milano e Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Pisa.

L’idea di ripercorrere dopo 2500 anni, sulle tracce di un mito, le varie fasi della produzione di un vino antico nacque proprio all’Elba, quando Antonio Arrighi, piccolo produttore dell’isola, che da oltre dieci anni sperimentava e vinificava nelle anfore di terracotta di Impruneta, sentì il Professor Scienza parlare della sua ricerca sul vino dell’isola di Chio. 

I vini di Chio, piccola isola dell’Egeo orientale, facevano parte di quella ristretta élite di vini greci considerati prodotti di lusso sul ricco mercato di Marsiglia e successivamente di Roma. Varrone li definiva “vini dei ricchi” e, come ricorda Plinio Il Vecchio, Cesare li offrì al banchetto per celebrare il suo terzo consolato.

La preparazione delle nasse con l'uva
La preparazione delle nasse con l’uva

Come i vini di Lesbo, Samos o di Thaso, quello di Chio era dolce e alcolico – unica garanzia per sopportare i trasporti via mare – ma aveva qualcosa che gli altri vini non avevano, un segreto che i produttori di Chio custodivano gelosamente e che rendeva questo vino particolarmente aromatico.

Il segreto era la presenza del sale derivante dalla pratica dell’immersione dell’uva chiusa in ceste, nel mare, con lo scopo di togliere la pruina dalla buccia ed accelerare così l’appassimento al sole, preservando in questo modo l’aroma del vitigno.

Posizionamento in mare delle nasse contenenti l'uva
Posizionamento in mare delle nasse contenenti l’uva

L’uva utilizzata per ricreare questo particolare metodo di vinificazione è l’Ansonica: un’uva bianca tipica dell’Elba, probabile incrocio di due antiche uve dell’Egeo, il Rhoditis ed il Sideritis, varietà caratterizzate da una buccia molto resistente ed una polpa croccante che ha permesso una lunga permanenza in mare.

Immersione da terra ©R.Ridi4064
Immersione da terra ©R.Ridi

Le uve sono state immerse in mare per 5 giorni a circa 10 metri di profondità, protette in ceste di vimini. Questo processo ha consentito di eliminare parte della pruina superficiale, accelerando così il successivo appassimento al sole sui graticci, senza arrivare alla produzione di un vino dolce.

Il sale marino durante i giorni di immersione, per “osmosi” penetra anche all’interno, senza danneggiare l’acino. Il successivo passaggio delle uve avviene in anfore di terracotta con tutte le bucce, dopo la separazione dei raspi.

La presenza di sale nell’uva, con effetto antiossidante e disinfettante, ha permesso di provare a non utilizzare i solfiti, arrivando a produrre, dopo un anno in affinamento in bottiglia, un vino estremamente naturale, molto simile a quello prodotto 2500 anni fa. 

Nasse in mare contenenti l'uva
Nasse in mare contenenti l’uva

Di questo vino, vendemmia 2018, sono state prodotte solo 40 bottiglie, l’ultima vendemmia, la 2019, è nelle anfore di terracotta ancora a contatto con le bucce.

Dalle analisi svolte dall’Università di Pisa è emerso che il contenuto in fenoli totali del vino marino è il doppio rispetto a quello prodotto tradizionalmente, e questo grazie alla maggiore estrazione legata alla parziale riduzione della resistenza della buccia.

Nasse in mare contenenti l'uva
Nasse in mare contenenti l’uva

Il legame di questo vino mitologico con l‘isola d’Elba è anche di tipo storico.

Come tutti i commercianti greci anche quelli del vino di Chio, facevano scalo sulla via del ritorno in patria, all’isola d’Elba e a Piombino, per caricare materiali ferrosi, venendo quindi a contatto con il mondo etrusco.

I ritrovamenti di anfore in relitti di navi affondate, nelle tombe o nella costruzione di drenaggi testimoniano che molte città costiere della Toscana etrusca erano tra i luoghi di maggior frequentazione dei commercianti di Chio.

Antonio Arrighi e le anfore con il Nesos
Antonio Arrighi e le anfore con il Nesos

Inoltre, analizzando il DNA di un set di vitigni dell’Isola del Giglio e della Toscana tirrenica e confrontandoli con altri provenienti dal bacino del Mediterraneo, i ricercatori del DIPROVE dell’Università di Milano hanno trovato notevoli analogie genetiche tra il vitigno Ansonica-Inzolia e due vitigni provenienti dall’Egeo orientale, il Rhoditis ed il Sideritis.

La particolare vocazione enologica dell’isola dell’Arcipelago toscano è documentata da Franco Cambi e Laura Pagliantini dell’Università degli studi di Siena, co-direttori dello scavo archeologico della villa rustica romana di San Giovanni, nella rada di Portoferraio.

Gli scavi, infatti, hanno portato alla luce delle anfore vinarie e in particolare i dolia defossa: grandi vasi interrati che contenevano ciascuno più di mille litri. I cinque doli ritrovati potevano contenere circa 6.000 litri. 

Sull’esperimento enologico di Nesos. è stato realizzato il documentario Vinum Insulae diretto e prodotto da Stefano Muti (Cosmomedia), che ha vinto il 26° Festival International Œnovidéo di Marsiglia (primo premio come Miglior Cortometraggio e riconoscimento della Revue des Œnologues, per l’originalità e il valore della sperimentazione).

Io e pochi altri, nell’ambito della giornata di apertura delle anteprime toscane abbiamo avuto la possibilità di assaggiare questo prezioso vino che naturalmente va analizzato decontestualizzandolo dalle canoniche degustazioni e va “letto” con parametri diversi perché è un vino unico che non ha paragoni.

Per me è stata una grande emozione, è stato come far parte per un momento di una storia antica e favolosa. Nesos è risultato un vino sapido, saporito, molto marino e per questo adattissimo ad un bell’abbinamento per esempio con ostriche. È stata una vera scoperta.


Azienda Agricola Arrighi

Loc. Pian del Monte – Porto Azzurro (LI)

Tel.  +39 0565 95604 info@arrighivigneolivi.it


Marco Bechi +393394977937 marcobechi.it@gmail.com