Lo scorso fine settimana si è svolta a Firenze la bella manifestazione Vinoè, prestigiosa kermesse enoica firmata FISAR e organizzata da Lorenzo Sieni e il suo team, che ha registrato un nuovo successo di pubblico con oltre 11.000 ingressi, più di 850 etichette coinvolte e 15.000 bottiglie stappate e servite dai Sommelier FISAR durante i tre giorni di manifestazione.
Durante la tre-giorni il pubblico presenti alla Stazione Leopolda è stato guidato dai Sommelier FISAR alla scoperta delle eccellenze italiane e internazionali attraverso selezionate masterclass come quelle dedicate a La Terracotta e i Vini Bianchi, Vosne Romanée Clos des Reas 1er Cru, (di queste due degustazioni ne parlerò più avanti), Millesimi dello Champagne, Lauro Podere La Regola, Brunello Poggio alle Mura e Nihonshu Sake giapponese. Non sono mancati importanti e qualificati momenti di aggiornamento, come quello dedicato ai vini senza solfiti aggiunti e allo studio dell’analisi sensoriale del vino condotto dall’Università di Firenze, alternati a incontri volti a soddisfare la curiosità del pubblico di appassionati e wine lovers come Sa di tappo: falsi miti leggende metropolitane e l’introduzione alla degustazione dei distillati a cura di ANAG.
Sei i cooking show che hanno animato la Cucina di vino, firmati da: Edoardo Tilli di Podere Belvedere,
Stefano Pinciaroli di PS,
Simone Cipriani di Essenziale, Alberto Sparacino di Cum Quibus, Michelangelo Masoni di Macelleria&Bistrot, Francesco Secci di Shark Pescheria Contemporanea.
Molti i produttori giunti da tutta Italia che hanno esposto e presentato i loro vini.
Novità assoluta dell’edizione 2018 è stata il “Premio vinoè”, una competizione enoica che premia le migliori bottiglie presenti alla kermesse tra bianchi, spumanti, rosè e rossi. Sul palco centrale 20 espositori hanno ritirato il Papillon d’Oro e d’Argento. Come da tradizione, sul palco centrale si è tenuto il passaggio di consegne tra il Miglior Sommelier dell’Anno 2017, Emanuele Costantini e il vincitore del titolo 2018, Marco Barbetti della Delegazione FISAR Bareggio.
Ma veniamo adesso a parlare delle Master Class. La prima a cui ho partecipato è stata quella su La Terracotta e i Vini Bianchi.
Il docente, l’enologo Francesco Bartoletti, ha spiegato le antichissime origini dei vini in terracotta che originariamente venivano trasportati in anfore sulle navi, analizzandone anche la provenienza dalle varie parti del mondo e poi abbiamo proceduto alla degustazione: Il primo vino è stato Noesis 2017 Tenuta Belvedere, preparato in giare da 500 lt. cerate all’interno. Un trebbiano con una leggera pressatura delle bucce. Risulta un vino chiaro, lieve dai profumi eleganti e floreali con sentori di cera d’api e miele. Una freschezza diffusa e buona acidità.
Il secondo vino dell’Azienda Agricola Arrighi dell’Isola d’Elba è Valerius, un’ansonica dalla grande freschezza iniziale in cui si percepisce una bella parte di mineralità e di salino dovuta alla vicinanza con il mare.
Il terzo vino è sempre dell’Azienda Agricola Arrighi ed è un viogner, Hermia, ottenuto in giare non rivestite, dai profumi fruttati, un vino masticabile, piacevole e varietale in cui emergono le note di albicocca e pesca.
Il quarto vino, più difficile e diverso completamente dagli altri sia per vitigno, Asprinio di Aversa è ottenuto da giare incerate e da uva raccolta dalle viti alte 9 metri che si avviluppano a pioppete e in cui la vendemmia viene effettuata attraverso particolare scale fatte su misura per i vendemmiatori che si devono sorreggere incastrandovi le gambe. Praticamente è un orange wine naturale con note di burro di arachidi, sentori di frutta appassita. Un vino piuttosto acido con la presenza di tannicità importante.
L’ultimo vino, un trebbiano biologico L’Uva e la terra del Podere Spazzavento, è composto da un blend di vino maturato il 50% in terracotta e l’altro 50% in cocciopesto. ha una macerazione di 12 mesi sulle bucce per cui ne risulta un trebbiano dal colore intenso. Profumi di incenso, poco fruttati e con sentori di idrocarburi. Non è ossidato ma ha una complessità elevata.
Una degustazione interessante che ha dato una panoramica molto varietale sull’utilizzo della terracotta nella vinificazione in bianco.
Ogni master class è seguita dai sommelier Fisar che impeccabili effettuano il servizio.
La master class successiva di Vosne Romanée Clos des Reas 1er Cru, condotta dal docente Fisar Giovanni d’Alessandro, è stata davvero una grande esperienza.
La storia della Romanée, biologica da ormai 20 anni, inizia molto presto ma viene interrotta da un attacco di fillossera che nel 1945 decima le viti. Dopo il ripopolamento dei nuovi vigneti innestati su piede americano, solo dal 1952 in poi si hanno le nuove annate. La cantina è contraddistinta da vini di elevata eleganza anche nelle annate minori. Gli ha totali sono 183,2 di cui solo 27,8 classificati a Grand Cru.
Abbiamo iniziato da un Vosne Romanée Clos des Reas 2014 Village, che rappresenta il vigneto prospiciente l’abitato e che è di livello qualitativo e prezzo inferiore rispetto al 1Er cru. Un Pinot dai sentori sanguigni, grafite, china, e una lieve speziatura. È ben bilanciato, giovane e fresco con il tannino abbastanza presente come presente è il legno anche se in dose moderata.
Il Vosne Romanée Clos des Reas 1Er Cru 2011, inizialmente chiuso al naso e proveniente da una annata molto calda manifesta comunque una bella profondità olfattiva.
Il Vosne Romanée Clos des Reas 1Er Cru 2013, proviene da una annata fresca che favorisce le note minerali soffuse e il colore marcato. Si rilevano le note ematiche tipiche del vitigno, frutti di bosco, speziatura leggera e pepe nero.
Il Vosne Romanée Clos des Reas 1Er Cru 2014 ha un naso molto complesso e raffinato e un tannino setoso, lungo e di grande compostezza esprime note di prugna e anche una bella mineralità.
Il Vosne Romanée Clos des Reas 1Er Cru 2015 è stata una grande annata e qui sono evidenti sentori di scorza di arancia amara uniti a note ferrose e minerali. Una grande lunghezza e persistenza.
È stata davvero una degustazione emozionante che ha arricchito i partecipanti di tutte le note olfattive e gustative diversificate per le annate che saggiamente dal relatore sono state scelte tra il 2011 – annata modesta, 2013 – discreta, 2014 – molto buona, 2015 – eccellente.
È rimasto il desiderio di andare in Borgogna e visitare quei luoghi.
Una grande esperienza poter gustare un panorama così importante della storia vitivinicola francese.
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Vinoè
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Scritto da Marco Bechi +393394977937 marcobechi.it@gmail.com
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