“C’era una volta, anzi, c’erano una volta tre giovani, Matteo, Stefano e Max, che frequentavano il Saffi a Firenze agli inizi del nuovo millennio”. Così inizia la storia del Touch che nasce proprio dalla volontà dei tre amici, diplomati da tempo nella stessa scuola, ma che hanno deciso di proseguire ognuno per la propria strada, senza perdersi di vista, per ritrovarsi poi dopo circa un decennio.

Matteo Giuliani ha creato il suo bagaglio di esperienze in diversi ristoranti di livello a Firenze  ma anche all’Elba, per lungo tempo a Londra in un locale stellato e in Corsica.

Stefano Acciai invece ha proseguito gli studi diventando dottore in Economia e Commercio ma al tempo stesso ha lavorato in cucina in un osteria di paese dalla quale è poi passato ad importanti locali a Londra.

Max Amini, aiutando da giovanissimo il padre in altre attività, ha sviluppato quella che è la sua peculiarità, il contatto con i clienti ed un grande “savoir faire” nella loro cura e nell’organizzazione di eventi che ha perfezionato sia in Italia che all’estero a Los Angeles.

Ma alla fine eccoli qui, siamo nel 2012 e i tre, in pieno centro in zona Sant’Ambrogio, si ritrovano e decidono di aprire Touch un locale forse troppo avanti per Firenze. Il nome deriva dagli iPad che sostituivano i menù in cui bisognava gestire e ordinare con un touch. Dopo un pò di anni la consapevolezza di dar valore ad altre sfaccettature della loro ormai avviata attività ed ecco che Touch si trasforma e diventa Touch Osteria Contemporanea con ritorno al menu cartaceo e con una grande attenzione alla territorialità come ingredienti e proposte di ricette. Il menù è impostato su piatti fissi che ruotano stagionalmente ma Matteo si gioca ogni giorno la carta “gli speciali del giorno” perché con l’approccio “di territorio”, ha coinvolto in questa avventura anche piccoli produttori che non possono dargli una continuità giornaliera ma magari gli offrono un coniglio, un’anatra o magari tartufi ed ecco che lui usa questi preziosi ingredienti nel piatto fuori menù creando una ricetta ad hoc per il prodotto reperito.

L’ambiente è contraddistinto da luci calde e pareti colorate con sedute comode.

In sala fanno bella mostra di se foto e anche una bella collezione di bottiglie che completano la carta dei vini organizzata da Stefano.

Abbiamo assaggiato con piacere il pane che ogni giorno viene preparato dallo Chef Matteo e poi abbiamo iniziato il nostro percorso gustativo, in questo caso a base di carne ma il menù include anche pesce ma solo a seconda di quello che lui stesso può reperire al mercato.

Il menù è scritto in maniera giocosa e divertente con una spiegazione accurata sugli ingredienti.

Ecco per cominciare “Caprese 2017” (Carpi bella … però più bella Capri…) Burratina fresca nel pomodoro cuore di bue su spuma di scarola fresca. Una colorata e gradevole interpretazione all’incontrario con il pomodoro all’esterno e la burrata all’interno. Buono e appetitoso.

Seguita da “Ricordo d’infanzia” Patè di fegatino con semi di sesamo, verdure croccanti e amarene in agrodolce. Un piatto che ci ha colpito particolarmente per il carattere e la forte interpretazione, per altro ben riuscita del gelato preferito dallo chef da bambino, il granulato all’amarena.

Matteo ha voluto farci assaggiare anche “La tartara come piaceva al Conte Negroni” battuta di manzo tagliata al coltello servita con segato del contadino e gelato artigianale al cocktail Negroni. Buona carne e concetto idealmente interessante.

Tra i primi abbiamo assaggiato “La Pappa nel raviolo” fatto ripieno di pappa al pomodoro con pesto di basilico fresco.

Poi “Gnocchi alla parmigiana” di melanzane dell’orto, su ristretto di pomodoro, ricciolo di burrata e Parmigiano Reggiano 24 mesi. Un piatto sapido e gustoso.

Tra i sei secondi abbiamo scelto “Faraona di cortile”. Un’interpretazione saporita del chiassoso volatile.

e poi “Come un filetto” controfiletto di manzo cotto cotto sulla griglia e servito con insalatina e chips di verdure di stagione. Carne saporita e con giusta cottura. Una particolare lode alle patate.

Per terminare ci siamo fatti la bocca dolce con “Si torna bambini…pane e cioccolato” semisfera di cioccolato e cubetti di pane caramellizzati su crema alla nocciola.

E poi “Marisa! Un Alkermes…” (Cit. Sirvano detto il Vaia) Zuppa inglese a Firenze con savoiardo fatto a mano, crema pasticcera e Alkermes originale dell’Officina di Santa Maria Novella. Una diversa interpretazione della tradizionale Zuppa inglese.

Ora lo staff del Touch – Osteria contemporanea, tra cucina e sala è composto da 7 persone che mandano avanti il ristorante con 36 coperti aperto solo a cena ma dove il giorno vengono organizzati Cooking Class privati partendo dall’acquisto delle materie prime nel vicino mercato di Sant’Ambrogio e lo staff segue anche progetti esterni a domicilio.

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Scritto da Marco Bechi +393394977937 marcobechi.it@gmail.com

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