Cheeseman (http://www.enigmajade.com/portfolio/cheeseman.html)

“CHEESE MAN” racconto di Cosetta MOVILLI è diventato parte di un libro

Stavolta, in questa categoria voglio pubblicare proprio una storia, nel senso non una storia vera o di vita, ma proprio un racconto,  scritto da una carissima amica Cosetta Movilli che “da grande” ha intrapreso la carriera di scrittrice.
Quello che segue è un racconto che ha scritto per un concorso  e che mi piace riportare semplicemente perchè mi piace.  Cosetta da pochissimo, dopo la pubblicazione di vari racconti su collane di saggistica  ha scritto il suo primo  libro che stato presentato a novembre a Siena “Era solo un bambino solo”.

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Per una strana, quanto rara, forma di intolleranza alimentare, Milo, fin dalla nascita, aveva  dovuto nutrirsi unicamente con il latte. All’età di sei anni era guarito e, solo allora, aveva iniziato il suo svezzamento diminuendo, pian piano, quel liquido dolce.

Assaggiando ed assaporando altri prodotti era giunto a detestare, non solo l’alimento che gli aveva permesso di vivere e di crescere, ma anche tutti i suoi derivati: odiava ogni forma di latticino e riusciva a riconoscere l’odore di un prodotto caseario anche a distanza di diversi metri. Con gli amici cercava di evitare le feste che avessero a tema ogni forma di quel nutrimento bianco proprio perché ne era diventato un acerrimo nemico.

Quando successe “il fatto” che lo avrebbe segnato per la vita, aveva circa ventidue anni.

Si era innamorato perdutamente di una ragazza, allegra solare ed inguaribilmente ottimista; Milo che, al contrario, era molto riservato e che vagliava le amicizie con parsimonia, era rimasto affascinato da Mara che concentrava in sé tutte le caratteristiche individuali che Milo ricercava negli amici: lei era perfetta ed ogni suo desiderio, per Milo, era un ordine.

Gli aveva chiesto di accompagnarla ad una festa e lui aveva accondisceso senza problemi così come aveva acconsentito immediatamente quando Mara lo aveva invitato a fare un gioco: doveva bendarsi e riconoscere gli alimenti che lei, di volta in volta, gli faceva assaggiare. Pur di renderla felice si fece coprire gli occhi senza, però, considerare le conseguenze. Tutto andò per il meglio fino a quando Mara non gli mise in bocca un piccolo pezzetto di formaggio grana.

Quando Milo chiuse la bocca, al cui interno troneggiava quel formaggio, cercando di capire di quale cibo si trattasse, sentì come un’esplosione nel palato; le papille gustative “brillarono” per simpatia come mine vaganti e poi, improvvise, udì tutte le voci del mondo dentro le proprie orecchie: chi gridava aiuto, chi rideva sogghignando, chi urlava di dolore, era un boato di voci così invadente che non ce la fece a sopportare e cadde a terra svenuto.

Al suo risveglio cercò di capire quale cibo avesse provocato quel tremendo shock e quando lo scoprì Milo confessò a Mara di non aver riconosciuto il sapore del latte né, tanto meno, che  era un suo derivato ma, visto l’effetto, doveva nuovamente provare per capire cosa provocasse in lui quel formaggio. Nonostante il dissenso di Mara, che aveva preso un gran bello spavento, Milo, prima di ingoiarne un altro pezzo, riuscì a dire:

“Io devo capire! Tu non lo sai ma ho udito tante di quelle voci che penso sia il caso di riprovare.”

E senza neanche dare il tempo a Mara di fermarlo mise in bocca un pezzetto di grana. Questa volta non solo le sue povere orecchie udirono mille voci ma anche i suoi occhi videro ciò che normalmente nessuno vede: i muri divennero improvvisamente invisibile e la sua vista divenne così acuta da poter avvistare un uomo a diversi chilometri di distanza. Anche stavolta, però, non resse più del dovuto così quando si accorse che stava per svenire, sputò immediatamente il formaggio e, come per magia, tutto tornò come prima: il mondo aveva riacquistato le giuste dimensioni.

Quando giunse a casa e si mise a letto, non riuscì a prendere sonno tanto era l’eccitazione di ciò che gli era accaduto.

“Devo provare nuovamente, forse riesco a controllare i sensi che si acuiscono così fortemente”.

Sì, aveva deciso, avrebbe provato di nuovo a mangiare un po’ di grana che, pensò tra sé, non era nemmeno poi tanto male.

Per una settimana non si fece vedere né dagli amici né da Mara che, ora, iniziava a stare in pensiero per lui. Milo, nel frattempo, aveva acquistato un bel pezzo di formaggio grana e aveva deciso di chiudersi in casa, per scoprire cosa si celava nel mistero di questo prodotto.

Proprio quella settimana scoprì cosa riusciva a compiere il proprio corpo con un solo pezzetto di grana. Udiva mille voci ma, con l’esercizio, era riuscito a definire solo quelle che lui, in quel momento, voleva davvero sentire; vedeva mille cose e persone ma, anche con questo senso, delimitò solo ciò che voleva guardare; anche l’odorato si era acuito enormemente, tanto che, mangiando quel formaggio, riusciva a percepire se bruciava qualcosa a diversi chilometri di distanza. Del tatto poi non ne parliamo! Una mattina aveva preso la mano di sua madre e, come una saetta, si era focalizzata l’immagine della mamma mentre litigava con un agente per una multa.

“Mamma prendi il tram stamani” le aveva detto. “E perché mai! Ho l’auto ed anche molta fretta.” “Ecco, proprio per questo devi prendere il tram!” Lei gli aveva dato un buffetto sulla guancia e con un bacio lo aveva salutato in tutta furia ma, inevitabilmente, aveva preso la multa.

Insomma aveva scoperto che il primo senso “ipersensibile” era stato proprio il gusto che, a sua volta, aveva reso eccessivamente acutizzati gli altri quattro sensi, compreso il sesto dato che percepiva e prevedeva gli accadimenti dell’immediato futuro. Fino a quando teneva in bocca il formaggio grana, aveva dei poteri sovrannaturali e, di conseguenza, decise di sfruttarli in nome della pace e della buona convivenza: un po’ come Superman. Doveva però fare tesoro di questa sua nuova peculiarità altrimenti sarebbe diventato solo un fenomeno da baraccone.

Decise, allora, che avrebbe aiutato il mondo, comodamente seduto in camera sua, tramite il telefono che lo avrebbe collegato alle forze dell’ordine del luogo in cui si necessitava il loro intervento.

Come una specie di binocolo incorporato, una volta ingerito un pezzo di grana, scrutò ciò che avveniva fuori dalle proprie mura. L’udito si fece più acuto e, tra le altre voci che si sovrapponevano, udì la richiesta di aiuto di una donna:

“Ti prego lasciami andare, non mi fare del male!”

Mentre un uomo la minacciava perentoriamente:

“Stai zitta, capito! Zitta! Dammi tutti i tuoi soldi. Subito!”

Milo cercò di dirigere i propri occhi in corrispondenza del luogo dove udiva la conversazione tra i due; e li vide.

Era una zona buia della città e l’uomo, dopo aver preso i soldi, stava cercando di mettere le mani addosso alla donna. Poco distante c’era un’auto della polizia. Avvenne tutto molto velocemente : la telefonata di Milo, l’indicazione esatta del luogo e l’intervento della pattuglia che portò all’arresto del malvivente. Milo urlò dalla gioia perché era riuscito a bloccare il suo primo delinquente.

La sua settimana trascorse così: mangiando grana su grana, esercitando e perfezionando i suoi sensi e le varie telefonate alle forze dell’ordine.

Ma poi accadde qualcosa.

Quella sera Mara era uscita dal lavoro molto tardi e stava dirigendosi verso casa a piedi; per farlo doveva oltrepassare una zona buia e malfamata, era così soprappensiero che quando si rese conto della situazione era ormai troppo tardi. Due mani l’afferrarono per le spalle, sbattendola a terra, perquisendola, frugandola, scippandola dei suoi averi; poi tentò di spogliarla.

Milo, dopo il primo momento in cui rimase pietrificato, compose il numero di telefono della polizia. Sbagliò numero quindi lo rifece ma la centralinista era molto lenta, almeno così parve a Milo.

“Mi dice, per cortesia, l’indirizzo dell’aggressione?”

Era talmente preso dalla disperazione che impiegò un po’ di tempo prima di rispondere.

“Vi prego correte subito, stanno aggredendo una donna, stanno per violentarla!”

Era disperato perché continuava a vedere Mara lottare con quel delinquente e gridare aiuto. Poi il malvivente estrasse un coltello e Milo e Mara urlarono all’unisono mentre, in lontananza, una sirena amplificava il loro grido disperato.

Improvvisamente il formaggio cessò di esistere nella bocca di Milo, la visione sconvolgente scomparve e il povero ragazzo svenne, sopraffatto da troppe emozioni.

Si svegliò di soprassalto con il fiatone; la maglietta di cotone era incollata alla pelle, tanto era madido di sudore. Milo, seduto in mezzo al letto, cercò a tastoni il pulsante dell’interruttore della luce posto sopra la testata del letto, incassato nell’armadio a parete, e tirò un sospiro di sollievo appena la luce illuminò la stanza: era stato tutto un sogno, un fantastico, drammatico ed inenarrabile sogno. Il battito cardiaco, pian piano, decelerò e Milo decise di leggere qualche pagina del libro, che teneva sopra il comodino, per rilassarsi un po’. Allungò la mano per prenderlo ma questa palpò qualcosa di una consistenza diversa dalla copertina rigida di un libro.

Il cuore si fermò improvvisamente per poi ripartire accelerato, non aveva il coraggio di guardare ciò che, adesso, stava toccando.

Poi si voltò.

Un pezzo di formaggio grana dominava su di un piattino, sopra il comodino.

Racconto di Cosetta Movilli  E.mail cosetta.movilli@gmail.com

Nota aggiunta il 30/11/2013 – Cosetta Movilli ha presentato il suo terzo libro “Tra realtà e fantasia storie di vita” in cui è incluso il racconto già qui pubblicato,  venerdi 29 novembre 2013 nella Cripta della Caserma Santa Chiara a Siena alla presenza di amici e ospiti illustri.

Presentazione del libro
Presentazione del libro

Il prof. Martellucci ha introdotto la presentazione e Emiliana Provenzale ha letto con molta suggestione due dei racconti inclusi nel libro.

Tra realtà e fantasia storie di vita
Tra realtà e fantasia storie di vita

Sergio Visone ha magistralmente “illustrato” i racconti con uno “scatto” specifico che a volte ha richiesto veramente molto lavoro.

Un lavoro davvero encomiabile! Brava Cosetta e bravo Sergio!!

Cosetta Movilli e Sergio Visone
Cosetta Movilli e Sergio Visone

 

scritto da Marco Bechi 3394977937 mb@marcobechi.it

 

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